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Irakli Khvedeliani

Football Manager

Interview with the Italian portal: rabone.it

Il calcio in Georgia è una cosa seria

I recenti exploit della nazionale di Kvaratskhelia e compagni hanno sorpreso, ma sono arrivati al culmine di una strada che parte da lontano.

Il ritorno della Georgia sulla cartina dell’Europa del pallone non è solo una bella favola da raccontare, ma è un vero e proprio manifesto politico. Una bandiera da sventolare alta, un biglietto da visita da mostrare con orgoglio. Il messaggio recita: «Eccoci, ci siamo anche noi». E le immagini per le strade di Tbilisi lo descrivono meglio di ogni altra cosa.  

Quella della Georgia – sia a livello calcistico che geopolitico – è infatti una storia di salite, rincorse e continui tentativi di riaffermazione di un popolo che aveva perso riferimenti e considerazione. Il pallone in questi casi aiuta, è uno strumento che può fungere da traino di un Paese. Partecipare, da protagonista, a una fase finale dell’Europeo, cosa che non era mai accaduta dall’indipendenza del 1991, rappresenta un’occasione storica: i cittadini ne sono sempre stati consapevoli e si sono fatti sentire, protestando contro il governo (ma questa è un’altra storia) e dimostrando di voler entrare a far parte della grande famiglia comunitaria. Del pallone e non. La Georgia non è quindi solo una bella storia, è a tutti gli effetti un caso studio di geopolitica applicata al calcio.  

I primi passi

In Georgia il livello del calcio è sempre stato basso. Il pallone da Tbilisi a Batumi ha sempre rotolato, ma con scarsi risultati sia di prodotti singoli che di qualità del campionato in generale. Un sussulto può essere stato Kakha Kaladze, approdato al Milan nel 2001, che resta però un caso isolato. Proprio l’ex difensore rossonero può essere considerato il primo esempio di calcio e politica che vanno a braccetto, dal momento che Kaladze – dopo il ritiro – è diventato sindaco di Tbilisi.  

Poi nessun acuto, nessun grande campione né tantomeno particolari traguardi raggiunti dalla nazionale o da un club. Ancora una volta, dimenticati. Un puntino fantasma sulle cartine, che prova a trovare il suo posto nel mondo, sgomitando, ma senza grande successo. Almeno fino all’estate di due anni fa.  

Non è la prima volta che le nazioni utilizzano una vetrina sportiva per emanciparsi ed esprimere con forza la loro identità e nel caso della Georgia il simbolo del riscatto ha un nome e un cognome: Kvicha Kvaratskhelia. Una folata di vento dell’est che si è abbattuta sulla Serie A, spostando difese e gerarchie. Kvara ha vinto, cambiato e rilanciato Napoli e il Napoli. Un po’ come se si portasse dietro il peso e il nome della bandiera che rappresenta.  

Il primo lampo di Euro2024

Adesso, a distanza di due anni, ci troviamo a parlare di una vera e propria generazione d’oro della nazionale biancorossa. Merito del c.t. Sagnol che è riuscito ad imprimere la sua idea di calcio e una mentalità non più “provinciale”, ma anche di uno scrupoloso sviluppo dei settori giovanili che, a distanza di anni, ha dato i suoi frutti.  

Ne abbiamo parlato con Irakli Khvedeliani, ex direttore sportivo della Locomotive Tbilisi, che ci ha raccontato segreti e curiosità sullo sviluppo del calcio in Georgia. «È sempre più seguito, i ragazzi ci giocano sempre di più. Purtroppo a livello locale abbiamo qualche carenza. Le persone seguono più i singoli giocatori della nazionale in giro per l’Europa che le partite del nostro campionato»

Dicevamo che Kvara ha aperto una strada, dimostrando che i diamanti possono emergere anche nei terreni più inaspettati, e che il pallone rotola uguale a qualsiasi latitudine. Va solo scovato. L’Europeo Under-21, ospitato da padroni di casa lo scorso anno, aveva fatto già smuovere qualcosa.  

Le stelle del firmamento Georgiano

Sono tanti infatti i giocatori che in Europa stanno facendo parlare bene di loro.  Ad esempio in Francia ci sono due attaccanti che stanno lasciando tutti a bocca aperta a suon di gol: si tratta di Zuriko Davitashvili e Georges Mikautadze, attaccanti rispettivamente del Saint Etienne e dell’Olympique Lyon. “Zuri” dopo essersi fatto le ossa nella prima divisione russa ha avuto la sua chance di brillare in Ligue 2 con un club storico come il Bourdeaux, dove è riuscito in 2 stagioni a lasciare il segno diventando idolo indiscusso della tifoseria. Nella scorsa annata ha messo a referto 8 gol e 8 assist in 37 partite di campionato, guadagnandosi così la chiamata del Saint Etienne, altro gigante francese decaduto che adesso è tornato in prima serie dopo due anni di “purgatorio”. L’impatto sui biancoverdi di Davitashvili è stato un qualcosa di impensabile: 5 gol e 2 assist nelle prime 9 partite di Ligue 1, compresa una tripletta spaziale realizzata contro l’Auxerre. 

Mikautadze, d’altra parte, è sicuramente più noto del connazionale. Esploso a Metz in Ligue 2 con 23 gol e 8 assist nel 2023, il classe 2000 era stato infatti acquistato dai lancieri per 16 milioni ma, dopo appena mezza stagione, “Mika” è tornato nel suo Metz a gennaio 2024. Scappato dal caos societario di Amsterdam, in cui non ha trovato nemmeno un gol tra Eredivise ed Europa League, ha ritrovato il Metz in Ligue 1, segnando alla media folle di un gol ogni 130 minuti. Dopo l’Europeo vissuto da protagonista (3 gol e 1 assist in 4 partite) si è guadagnato la chiamata dell’OL in estate, per tentare di nuovo il salto.  

In porta infine c’è Giorgi Mamardashvili, che la prossima estate diventerà il nuovo portiere del Liverpool, dopo che i Reds lo hanno acquistato dal Valencia per 30 milioni di euro (noi ve lo abbiamo raccontato qui). Classe 2000, è stato lui uno dei fautori della clamorosa campagna europea della Georgia grazie ai suoi riflessi felini e alle numerose parate. Prodotto delle giovanili della Locomotive Tbilisi nonchè titolare inamovibile del Valencia, la passata stagione le 13 reti inviolate nella Liga lo hanno portato a candidarsi per il Premio Yashin. Da anni è uno dei portieri più brillanti del campionato spagnolo per statistiche avanzate, e dalla prossima stagione avrà l’obiettivo di riportare un campionato ad Anfield che manca dal 2020. 

Cosa ci aspetta?

Il futuro Georgiano sembra ugualmente brillante. Nel nostro campionato, oltre a Kvaratskhelia, chi sta stupendo tutti è il giovanissimo Saba Goglichidze. Centrale di proprietà dell’Empoli, è arrivato in estate in Italia dalla Torpedo Kutaisi per circa mezzo milione di euro. L’81% di precisione nei passaggi e il 50% di duelli vinti sono stati uno dei motivi per i quali la formazione di D’Aversa si è da subito dimostrata una difesa solidissima, con soli 6 gol concessi in 11 partite. Stagione perfetta fino all’errore contro l’Inter che gli è costato l’espulsione, ma l’impressione è che non gli manchi la personalità necessaria per tornare ancor più forte. Classe 2004, Saba è oramai diventato titolare inamovibile del tridente difensivo toscano e, a settembre, ha anche trovato la prima presenza in nazionale maggiore.  

Ma Irakli ci fa i nomi anche di qualche altro giovane prospetto presente nella Erovnuli Liga: «Ci sono tanti giovani interessanti grazie al lavoro della nostra federazione; molti talenti giocano nel nostro campionato, posso farti due nomi: uno è un attaccante classe 2007 che il Newcastle ha appena comprato, gioca nella Dinamo Tbilisi e si chiama Vakhtang Salya. L’altro è un ragazzo classe 2009, molto promettente, gioca anche lui nella Dinamo, si chiama Andria Bartishvili e penso che tra un paio di stagioni sarà oggetto di interesse di molti top club»

I primi ingranaggi si sono mossi, i primi traguardi sono stati raggiunti. In Georgia oramai il pallone non è più un’utopia, anzi, al contrario sta diventando una realtà sempre più consolidata. A piccoli passi questo paese è riuscito a liberarsi dalle scorie post-sovietiche e si sta lentamente spogliando del titolo di “Cenerentola” per provare a consolidarsi come una realtà affermata. Con Sagnol al timone della nazionale e con tanti giovani promettenti in squadra, chissà che in Georgia l’idea di partecipare ad un Mondiale non stia diventando una possibilità concreta.